Misiunea Liberă

Isus Hristos este acelaşi ieri, azi şi în veci. Evrei 13:8

Limba:




Con tutta serietà dobbiamo continuare a seguire nella Bibbia le tracce riguardo allo scopo della chiamata e missione divina. Quando Mosè fu chiamato e inviato, si adempì la promessa che Dio aveva dato ad Abrahamo di liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù dopo quattrocento anni (Gen. 15:13). Non si trattava di ammirare Mosè o di predicare di lui, ma di riconoscere quel che era in relazione con ciò e, in particolare, di avere parte all’uscita dalla schiavitù.

Il messaggio al Faraone era il seguente: “Così dice l’Eterno: Israele è il mio figliuolo, il mio primogenito; e io ti dico: Lascia andare il mio figliuolo, affinché mi serva!” (Es. 4:22-23). Dopo gli fu ripetutamente chiesto: “Lascia andare il mio popolo!” finché alla fine il tempo era giunto e l’esodo ebbe luogo.

All’inizio Israele è il «primogenito» e pure «Israele, il Mio popolo»; poi però «il figlio», «il popolo» diventa la «raunanza d’Israele» oppure la «comunità d’Israele» — la «Ecclesia, i chiamati fuori», che deve seguire le direttive date dal Signore. L’agnello pasquale venne immolato, il sangue fu messo sui due stipiti e sull’architrave della porta delle case e l’esodo ebbe inizio. Lo stesso si ripete adesso: un esodo, una chiamata fuori di tutti i primogeniti che formano il popolo di Dio, vale a dire la Chiesa di Gesù Cristo nel tempo della fine. Anche adesso non rimarrà indietro nessun membro del Corpo di Gesù Cristo, come allora con Israele non rimase indietro neppure un’unghia (Es. 10:26). Come Mosè era il profeta che ricevette la Parola, che poi venne messa nell’Arca del Patto, così nel nostro tempo, tramite il ministero del profeta, la Parola scritta con tutti i misteri è diventata la Parola rivelata e vivente. Tutti coloro che appartengono veramente alla Chiesa dei primogeniti, che dunque costituiscono il popolo di Dio, stanno sotto il Sangue del Nuovo Patto (Ebrei 9:11-14), hanno preso la Verità per cintura dei loro fianchi (Ef. 6:10-20) e, spiritualmente parlando, sono stati chiamati fuori dalla schiavitù e dalla cattività babilonese e sono venuti al Monte Sion (Ebrei 12:18-29). La Parola del Signore non è mai uscita da Roma, ma esclusivamente dal Monte Sion da Gerusalemme (Is. 2:3; Michea cap. 4; Atti cap. 2).

Il messaggio suona così: “Uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d’immondo…”. Solo dopo Dio adempie la Sua promessa: “Io abiterò in mezzo a loro e camminerò fra loro; e sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo” (2 Cor. 6:14-18). In Apocalisse, capitolo 17, viene descritto il mistero di «Babilonia la Grande», che mostra madre e figlie, e subito dopo in Apocalisse 18:4 risuona la voce dal Cielo: “Uscite da essa, o popolo mio…!”. Il ministero mandato da Dio si deve accompagnare alla chiamata fuori. Il Messaggio non ci è stato dato per discuterne, ma è collegato con la più alta finalità nel tempo della fine.

Non serve proprio a nessuno fare molte parole e gridare ripetutamente a voce alta: «Il profeta…», «Il profeta…», «Il profeta ha detto…», per poi esporre la propria versione del Messaggio, come avviene purtroppo nel mondo intero; si tratta piuttosto che, dopo la Parola rivelata, sia fatta in mezzo al popolo di Dio la volontà rivelata di Dio. Nel tempo di Mosè avvenne l’esodo, poi seguì la legislazione, venne ordinato tutto il culto con il Luogo Santo e il Luogo Santissimo. Tutti coloro che avevano un servizio da svolgere presero il loro posto. Però lo scopo non era raggiunto in quanto Dio fece uscire il Suo popolo con mano potente tramite il Suo profeta — questa era la prima parte. La seconda parte l’adempimento vero e proprio della promessa avvenne dopo la sua dipartita. Mosè poté vedere dal Monte Nebo la Terra Promessa, ma non poté entrarci, ma “morì quivi, nel paese di Moab” (Deut. cap. 34).

Solo allora avvenne l’entrata nel Paese di Canaan. Dopo l’esodo venne la prova durante il soggiorno nel deserto; l’idolatria, il mormorare, l’incredulità e la disubbidienza aumentarono. Dovettero trascorrere quarant’anni e solo la nuova generazione poté entrare nel Paese Promesso, dopo aver praticato la circoncisione (Gios. cap. 5). In 1 Corinzi 10:11 leggiamo l’avvertimento: “Or queste cose avvennero loro per servire d’esempio, e sono state scritte per ammonizione di noi, che ci troviamo agli ultimi termini dei tempi”. Sì, per noi sta scritto che tutti coloro che furono condotti fuori tramite Mosè “furono tutti sotto la nuvola, passarono tutti attraverso il mare, furono tutti battezzati nella nuvola e nel mare, per essere di Mosè; mangiarono tutti lo stesso cibo spirituale, bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e questa roccia era Cristo” (1 Cor. 10:1-4).

Ciò era glorioso, unico, ma della maggior parte di loro, Dio non si compiacque (1 Cor. 10:5: Ebrei 3:7-18); in un giorno solo caddero da ventitremila a ventiquattromila persone (Num. 25:9; 1 Cor. 10:8). Non l’inizio, ma la fine viene coronata. A cosa sono servite al popolo d’Israele tutte le gloriose esperienze vissute? A cosa ci serve oggi se possiamo solamente riferire quel che Dio ha fatto al tempo del profeta, e poi continuiamo a camminare nelle proprie vie disubbidendo alla Parola? A cosa ci serve il battesimo nel Nome del Signore Gesù Cristo, a cosa ci serve perfino il battesimo dello Spirito, a cosa ci servono la Colonna di Fuoco e la Manna fresca, la Parola rivelata, se adesso si ripete quel che Dio disse in quel tempo: “Quarant’anni ebbi in disgusto quella generazione, e dissi: È un popolo sviato di cuore, e non hanno conosciuto le mie vie” (Salmo 95; Ebrei cap. 3)?

Qui troviamo la più importante lezione per la nostra vita spirituale! Il ministero del profeta promesso è collegato con la promessa che ogni cosa deve essere ristabilita, restaurata (Mat. 17:11; Marco 9:12). Di ciò però non si vede ancora nulla da nessuna parte. Al contrario: il caos è solo diventato ancora più grande. Secondo Atti 3:21 il Cielo deve accogliere Gesù finché si sia adempiuta la promessa «della restaurazione dell’ordine divino di salvezza». Solo dopo Egli può adempiere la Sua promessa del ritorno (Giov. cap. 14). È «COSÌ DICE IL SIGNORE» nella Sua Parola! Solo quando i nostri cuori saranno stati veramente ricondotti alla vera fede dei padri e l’ordine primitivo sarà stato ristabilito nella Chiesa, le benedizioni mostreranno i loro frutti. Tutto il resto è sterile teoria!

Però cosa succede quando i credenti nell’ambito del Messaggio non seguono la Bibbia, ma prestano i loro orecchi a voci estranee e corrono dietro alle diverse interpretazioni che non sono altro che favole? Solo colui che considera la Parola come l’assoluto ha lo Spirito di Dio che conduce in tutta la Verità. Essa ci dà l’orientamento spirituale per riconoscere veramente le vie del Signore e per raggiungere il traguardo. Solo così potremo esclamare alla fine come Paolo: “Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede; del rimanente mi è riservata la corona di giustizia…” (1 Tim. 4:7-8). Altrimenti dovremo constatare alla fine che l’essere usciti senza essere entrati è stato un correre invano (1 Cor. 9:24).

La Colonna di Nuvola e di Fuoco fu con Mosè e Israele durante tutti i quarant’anni. Poi incominciò una nuova epoca, perché doveva esserci non solo un’uscita dall’Egitto, ma anche un’entrata nel Paese della Promessa. Così aveva promesso l’Onnipotente al Suo profeta Abrahamo. La medesima Colonna di Fuoco fu con il fratello Branham per tutto il tempo del suo ministero. Ora però, quali chiamati fuori dobbiamo prendere possesso di tutto il paese della promessa. Se per una determinata cosa non c’è alcuna promessa nella Sacra Scrittura, non ci sarà neanche l’adempimento. Se, invece, abbiamo delle promesse, allora il loro adempimento è garantito da parte di Dio.

Così, volendo Iddio mostrare vie meglio agli eredi della promessa la immutabilità del suo consiglio, intervenne con un giuramento” (Ebrei 6:17).

I veri figliuoli di Dio sono figliuoli della promessa: “… non i figliuoli della carne sono figliuoli di Dio: ma i figliuoli della promessa” (Rom. 9:8). “Ora voi, fratelli, siete figliuoli della promessa alla maniera d’Isacco” (Gal. 4:28). Questo è l’ordine divino di salvezza: i figliuoli della promessa credono la Parola della promessa e ricevono lo Spirito della promessa (Gal. 3:14). La vera fede è sempre ancorata nelle promesse di Dio. Giosuè, alla fine del Suo servizio, poté dire: “Riconoscete dunque con tutto il vostro cuore e con tutta l’anima vostra che neppur una di tutte le buone parole che l’Eterno, il vostro Dio, ha pronunciate su voi è caduta a terra; tutte si son compiute per voi; neppure una è caduta a terra” (Gios. 23:14).

Quel che avvenne nel tempo di Mosè e Giosuè e nei giorni del nostro Signore e degli apostoli sta dietro a noi, adesso si tratta di ciò che avviene attualmente con la Chiesa e anche con Israele. Gli Ebrei sono ritornati da tutti i Paesi della terra nel Paese dei loro padri, come Dio aveva predetto (Is 14:1; Ger. 31:1-10; Ez. 36:24; Osea 6:1-3; Luca 21:24 e altri) e, precisamente, tutte le dodici tribù per avere parte al ministero dei due profeti (Apoc. cap. 11) e alla sigillatura dei 144.000 (Apoc. cap. 7). Così è stato loro promesso. La stessa cosa avviene adesso con tutti i veri figliuoli di Dio in tutti i Paesi del mondo: essi escono fuori dalla dispersione nelle denominazioni, credono le promesse per questo tempo e vengono sigillati con lo Spirito Santo della promessa (Ef. 1:1-3). Perché quel che vale per il popolo d’Israele nelle cose naturali vale per la Chiesa di Gesù Cristo nelle cose spirituali. Ogni aspettativa, ogni speranza che viene data alle persone è senza senso e ingannevole se non c’è alcuna esplicita promessa nella Scrittura.

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