Visione 7000
/ Ewald Frank
Language: italian
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2. LA PROFEZIA BIBLICA HA L'ULTIMA PAROLA





Sotto i nostri occhi si adempiono attualmente le predizioni profetiche della Sacra Scrittura destinate a questo nostro tempo. A queste appartiene soprattutto il ritorno del popolo d’Israele nella «Terra Promessa». La sua dispersione fra tutti i popoli era stata già annunciata nel libro del Deuteronomio (Deuteronomio cap. 4) e, negli ultimi tempi, doveva essere di nuovo radunato: “Poiché, ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, quando io ritrarrò dalla cattività il mio popolo d’Israele e di Giuda, dice l’Eterno, e li ricondurrò nel paese che diedi ai loro padri, ed essi lo possederanno” (Isaia 14:1; Geremia 30:3, 31:7-12; Ezechiele cap. 36-38). Questo fu messo in risalto da Gesù Cristo stesso nella parabola del «fico» — il simbolo di Israele (Osea 9:10) — come un segno particolare della generazione attuale (Matteo 24:32-41).
Per quanto concerne il decorso del tempo, dalla storia del popolo d’Israele,
vediamo in modo convincente il calcolo divino del tempo basandoci sul concetto
dei «giorni profetici». Tramite il profeta Osea veniamo a conoscenza di
qualcosa di più preciso: “Venite, torniamo all’Eterno, perch’egli ha
lacerato, ma ci risanerà; ha percosso, ma ci fascerà. In due giorni ci ridarà
la vita — ciò è già avvenuto; il terzo giorno ci rimetterà in piedi, e noi
vivremo alla sua presenza” — ciò deve ancora avvenire” (Osea 6:1-2).
I due giorni profetici sopraccitati
si riferiscono inequivocabilmente ai duemila anni passati durante i quali il
popolo d’Israele, dall’anno 70 d.C., è stato disperso in tutto il mondo.
Dal 1948 esiste di nuovo lo Stato d’Israele, in cui sono ritornati Ebrei
provenienti da 143 nazioni. Ciò è l’evidente adempimento di promesse divine.
Il terzo giorno è il millennio che incomincerà fra breve, quando Israele avrà
riconosciuto Cristo come il Messia e riceverà vita operata dallo Spirito.
Riguardo al popolo d’Israele, l’apostolo Paolo scrisse quanto segue:
“Poiché, se la loro reiezione è la riconciliazione del mondo, che sarà la
loro riammissione, se non una vita d’infra i morti?… Un induramento parziale s’è prodotto in Israele, finché sia entrata la
pienezza dei Gentili; e così tutto Israele sarà salvato, secondo che è
scritto…” (Romani 11:15, 25-26).
Anche gli avvenimenti recenti in
Europa, particolarmente dalla svolta pacifica dell’ottobre/novembre del 1989,
stanno in relazione con l’adempimento delle profezie bibliche. Davanti ai
nostri occhi sta sorgendo l’«Europa unita», come è stato stabilito nel «Trattato
di Roma» del 1957. I nemici storici sono diventati amici. I contrasti tra
l’Est e l’Ovest sono temporaneamente sospesi. La divisione che attraversava
la Germania e il continente europeo non esiste più. Sorge una «Casa comune
europea» in cui tutti dovrebbero avere posto, un’«Europa unita». Con questi
avvenimenti si sta ricostituendo davanti a noi l’«Impero Romano» —
l’ultimo dei quattro imperi mondiali che il profeta Daniele (Daniele cap. 2 e
7) vide nell’Antico Testamento. Ciò corrisponde alla «potenza della bestia»
del libro dell’Apocalisse (Apocalisse cap. 13) che sale dal mare europeo dei
popoli e della quale tutta la terra si meraviglia. Qui non si tratta solo di una
potenza mondiale economico–politica, ma soprattutto dell’«amazzone»
religiosa (Apocalisse cap. 17) che tiene le redini in mano e dirige gli
avvenimenti. Questa «autorità mondiale» religiosa è rispettata e
riconosciuta da tutte le altre autorità religiose e politiche. L’«Unione
Europea» diventa la prima potenza mondiale che dà forma, in particolare, al
nuovo «Ordine economico mondiale». Ne risulta un’unione religiosa, politica
ed economica. La prima fase di questo «processo di unificazione» sarà
conclusa tra breve e, così, ci sono tutte le condizioni per i prossimi
avvenimenti già avviati.
Quasi duemila anni fa, l’apostolo
Paolo vide in anticipo lo sviluppo attuale su tutti i piani e mise per iscritto
ciò che sta divenendo realtà davanti a noi: “Perché voi stessi sapete molto
bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando
diranno: «Pace e sicurezza», allora di subito una improvvisa ruina verrà loro
addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno affatto” (1
Tessalonicesi 5:2-3).
Da quando Mikhail Gorbaciov venne
al potere nel 1985, ci fu un susseguirsi di «conferenze per la pace e la
sicurezza». Gli «incontri al vertice» entrati nella storia condussero alla
distensione politica tra l’Est e l’Ovest, essi resero possibile la
riunificazione della Germania ed ebbero come risultato l’indipendenza dei
Paesi dell’Europa dell’Est. Adesso, per i politici, si tratta soprattutto di
raggiungere questa «pace» predetta e questa «sicurezza» totale. Questi due
concetti vengono usati sempre più spesso in relazione con gli avvenimenti nel
Medio Oriente. Israele diventa sempre più il «punto cruciale» degli
avvenimenti nella politica mondiale, e Gerusalemme diviene una «pietra pesante»
per tutti i popoli circostanti, come aveva profetizzato il profeta Zaccaria:
“E in quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per
tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente
feriti…” (Zaccaria cap. 12).
Secondo il terzo «Accordo di Oslo» i negoziati su Gerusalemme debbono essere conclusi entro il 1999. Come già annunciato nella Parola profetica, alla fine verrà proclamata una pace. Purtroppo — anche se Israele sacrifica perfino dei «territori in cambio della pace» — sarà raggiunta soltanto una «pace fittizia» tramite molti compromessi, una pace negoziata da politici e benedetta dalla più alta autorità religiosa. Come sta scritto, proprio in quel momento “una improvvisa ruina verrà loro addosso”.