Свободная народная Миссия

Исисус Христос вчера и сегодня и во веки Тот же. Евр.13:8

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La stampa internazionale e i mezzi di comunicazione hanno riportato, in gran dettaglio, la visita del Papa Benedetto XVI in Israele. È da sottolineare che questa è solo la terza visita di un papa in Terra Santa. Durante il suo soggiorno di undici ore a Gerusalemme nel 1964, Papa Paolo VI non riuscì neppure a pronunciare le parole “Israele” o “Giudei”. Fu solo nel 1965 che l’accusa fatta contro i Giudei, di essere gli assassini di Dio, che per 2000 anni era servita come giustificazione per le persecuzioni contro di loro, gli omicidi di massa, i massacri, le espulsioni, i battesimi forzati e, infine, l’Olocausto, è stata revocata dalla Chiesa Cattolica. Papa Giovanni Paolo II, che era sacerdote a soli 50 km da Auschwitz, almeno ha lasciato dietro una “Lettera Aperta” indirizzata al popolo Ebraico durante la sua visita al Muro del Pianto nell’anno 2000. In essa egli chiedeva perdono nel nome della sua chiesa per i crimini commessi contro i Giudei.

Il programma per il papa tedesco era, naturalmente, predisposto, dal suo giorno d’arrivo, l’11 Maggio, fino alla sua partenza, il 15 Maggio 2009, proprio come il contenuto dei 28 discorsi che egli ha pronunciato nelle varie località. Il governo d’Israele e il Vaticano hanno raggiunto un accordo, secondo il quale il papa si sarebbe astenuto dal visitare la “Sala della Vergogna” dove è esposto il quadro di Pio XII. Egli ha fatto, invece, un discorso nella “Sala della Memoria”, durante il quale erano pure presenti sei superstiti dell’Olocausto. Ad ogni modo, egli non ha menzionato il ruolo del suo predecessore, Pio XII, durante il tempo Nazista, né la posizione della chiesa sull’Olocausto. Inoltre, egli non ha detto una sola parola in merito all’antisemitismo nella storia della chiesa né gli innumerevoli crimini che furono commessi contro gli Ebrei nel “Nome di Dio”, per non parlare riguardo a porgere delle scuse.

Nell’edizione del 18 Maggio 2009, la famosa rivista settimanale “Der Spiegel” valuta la visita del papa in questo contesto, che ormai è diventato un argomento di rinnovato interesse grazie, in larga parte, a Williamson [Vescovo britannico divenuto famoso nel 2009 per lo scandalo internazionale suscitato dalle sue posizioni antisemite e revisioniste dell'Olocausto. –Ed.], che nega l’Olocausto ed è un membro della “Fraternità San Pio X”. In questo articolo si dichiara che il dialogo del papa con l’Islam è stato, probabilmente, più facile per lui di quello con il Giudaismo.

Già nel 1947 il Vaticano stabilì una relazione diplomatica con l’Egitto, come primo stato Islamico e, nel 1953, con la Turchia. Israele ha dovuto, innanzitutto, riconoscere OLP [Organizzazione per la Liberazione della Palestina. –Ed.] e promettere ai Palestinesi la possibilità di un’autonomia prima che il Vaticano prendesse in considerazione persino una relazione diplomatica nel 1993.

Quale risultato del recente viaggio papale, il re di Giordania, l’ultimo giorno, ha esposto la soluzione per la pace in Medio Oriente, dicendo: “L’alternativa alla guerra, alle uccisioni e alla distruzione è la soluzione dei due stati”. La precondizione è che Israele si ritiri entro i confini del 1967. In questo caso lo stato d’Israele avrebbe il pieno riconoscimento diplomatico di tutti i 57 stati Arabo Musulmani.

È un dato di fatto che fino al 1967 non c’era uno stato palestinese, solo la Transgiordania, che apparteneva al regno di Giordania. Nel 1967 è diventata parte d’Israele. Fino ad allora Gerusalemme era divisa: Gerusalemme Est apparteneva alla Giordania e Gerusalemme Ovest a Israele.

Il 22 Maggio 2009, il Primo Ministro Israeliano Benjamin Netanyahu ha proclamato: “Gerusalemme unita è capitale di Israele. Gerusalemme è sempre stata nostra e così sarà per sempre e mai più sarà divisa”.

Da quando Dio ha scelto il popolo d’Israele come Suo popolo del patto, attraverso Abrahamo, Isacco e Giacobbe, tutte le nazioni sono state ripiene di invidia e gelosia. Questo atteggiamento si è protratto sin da giorni di Costantino nel Cristianesimo e dai giorni di Maometto nell’Islam fino ai nostri giorni. Ad Israele è sempre stato negato il diritto all’esistenza come nazione. Non c’è un altro Paese, o capitale sulla terra, su cui si discuta così tanto come con Israele e Gerusalemme, sia nell’ambito politico che in quello religioso. Ciò ha da fare pure con la profezia del tempo della fine. Alla fine, tutte le nazioni si raduneranno per levarsi contro Gerusalemme, ma allora il Dio d’Israele interverrà dal cielo.

Il giornale “Westdeutsche Zeitung” ha scelto il seguente titolo per descrivere la visita del presidente degli Stati Uniti Barack Hussein Obama al Cairo: “Salaam alaikum [La pace sia con te. –Ed] — Obama abbraccia il mondo Islamico”. In effetti, tutti i colloqui sono riguardo alla pace in questi giorni e ciò è in diretto collegamento con Gerusalemme. Obama, che fino all’età di 11 anni è cresciuto come Musulmano Sunnita a Giacarta, dove frequentava la moschea locale, si è convertito al Cristianesimo — non a Cristo, intendiamoci — seguendo sua moglie, Michelle. Già mesi prima, aveva previsto un incontro con il papa, il 10 luglio, in occasione del Vertice G8 in Italia. Egli è l’uomo giusto per mediare tra Cristiani e Musulmani e, insieme a Papa Benedetto XVI stabilirà la legge per la soluzione dei due stati.

In questo presente tempo, le profezie della Bibbia giungono a compimento con il popolo d’Israele, e tutti coloro che hanno timore di Dio devono e rispetteranno ciò. “Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi e vi ricondurrò nel vostro paese.” (Ezechiele 36:24). Quella promessa si è adempiuta davanti ai nostri occhi. Le seguenti parole in breve diventeranno una realtà: “radunerò tutte le nazioni e le farò scendere nella valle di Giosafat, e là eseguirò il mio giudizio su di loro, per Israele, mio popolo e mia eredità, che hanno disperso fra le nazioni, dividendosi quindi il mio paese” (Gioele 3:2). Dio chiama “Sua” la terra che Egli ha assegnato alle dodici tribù. Così certo come è scritto, così Egli giudicherà tutti coloro che dividono la Sua terra e chiedono una soluzione per due stati, indipendentemente che sia il Presidente degli Stati Uniti, il papa o qualcun’altro.

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